FIORE DI CAMPO
Esco dall’ambulatorio con il bimbo in braccio, è tranquillo
adesso, la fasciatura bianca contrasta con la sua pelle scura, lucida e
morbida; ha ancora il viso bagnato dalle lacrime copiose scese mentre medicavo
la sua ustione, nulla di importante, una garza grassa e via, pronto per
un’altra corsa sulla strada polverosa.
Cerco con lo sguardo la mamma ma faccio fatica a ricordare in
mezzo a tanti visi quello che qualche
minuto prima mi ha consegnato il suo prezioso carico; ma lei mi ha già visto e
si muove verso di me con passo svelto, gli occhi bassi, tendendo le braccia,
forse teme che non voglia più ritornarglielo…qualche ragione ce l’ha, è cosi
bello questo piccolino che a stento cedo alla tentazione di tenerlo con me ancora un po’ per assaporare questo dolce peso
tra le braccia…ma è solo un attimo di tenerezza, tendo le braccia ed il bimbo,
accortosi della mamma, quasi levitando scivola tre le sue vesti e come
d’incanto sparisce tra le pieghe del vestito.
Rimango come
affascinato dalla magia di questo gesto antico, da queste mani sapienti che in
poche mosse mettono al sicuro il prezioso fardello, alza gli occhi adesso la
donna e mi accorgo che è quasi una bimba anch’essa, mi sorride radiosa e
scivola via con passo leggero. La seguo con lo sguardo mentre si avvicina al
cancello della missione delle Suore ma prima di girare per la sua strada si
volta un attimo ed incrocia il mio sguardo, sollevo rapido la mano per un ultimo saluto e lei già
non c’è più.
Alzo gli occhi al cielo che sta annuvolando e che annuncia un
acquazzone, di quella pioggia violenta ed impietosa che ti fa stringere le
spalle e chinare la testa, rimango appoggiato allo stipite della porta in
attesa di sentire l’odore della terra bagnata, quell’odore rassicurante che ogni
tanto senti nei temporali estivi e che ti fanno sentire nel posto giusto. Ma è
solo un attimo, mi accorgo che l’aria è strana, quasi un tempo sospeso in
attesa di qualcosa che deve accadere, ed improvvisamente accade: comincia a
grandinare violentemente, ghiaccio impetuoso che ha urgenza di cadere, che non
ha tempo d’aspettare, che non s’annuncia ma arriva preciso a sorprenderti.
Grandine paradigma delle esperienze in Etiopia che non puoi procrastinare, che
non si possono eludere, che si devono
compiere come un destino ineluttabile anche se, in verità, cercato con pazienza
e pervicacia.
Rimango assorto nei miei pensieri e m’accorgo con stupore che
tutto è finito, le nuvole scure sono improvvisamente sparite così come
improvvisamente compare al cancello la giovane donna che avevo salutato poco
prima. Si avvicina rapida con l’aria di chi ha un compito da portare a termine
e poco tempo da dedicare al suo tempo, a pochi metri da me allunga un braccio
coperto di un abito a fiori e all’estremità del braccio una mano scura, e dalla
mano scura compare un fiore.
Un fiore di campo. Un semplice fiore. Uno stelo. E dei petali
alla fine. Così semplice da essere quasi nobile, di quella nobiltà che solo le
cose essenziali ed effimere possono essere, fatto della stessa sostanza con cui
è fatta la povertà, quasi nulla. Regalo inaspettato, lo prendo con delicatezza
e imbarazzato mormoro delle parole di
ringraziamento, non m’aspettavo una ricompensa per quei pochi semplici gesti che avevo speso per quel bimbo; eppure una ricompensa
è arrivata. Rigiro il fiore tra le dita e assaporo questo momento di piccola
gioia rallentando il respiro nell’effimera illusione di fare durare più a lungo
questa sensazione, di vivere più lentamente, di fare in modo che il tempo si
dilati. Accortasi del mio imbarazzo la
donna fa un gesto di saluto e scompare, ormai la sera sta arrivando e con essa
si conclude la giornata di lavoro.
Chissà quanti fiori da raccogliere ci saranno ancora in queste
zone, sicuramente tanti quanti saranno i bisogni da colmare, le ferite da
lenire, le bocche da sfamare…tanti quanti saranno i volontari pronti a tendere
una mano per incontrarne un’altra. Ecco perché sono venuto in Africa, per
vedere un fiore di campo tra le mie dita.
Ciao, quando ho aperto il sito non mi aspettavo tanto, complimenti per il lavoro in africa e anche per le foto, come il racconto anche le immagini trasmettono delle sensazioni che da noi sono ormai rare. Complimenti ancora Lorenzo
RispondiEliminacomplimenti per il lavoro svolto, foto meravigliose, e rappresentano tutto l'entusiasmo e l'amore che dedichi a queste persone e a questo angolo di mondo grazie.
RispondiEliminaper avermi fatto condividere la tua esperienza.
Rosita
Una composizione di immagini e parole fantastica. Complimenti, Davide
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